New York, 18 dic. (Apcom) - I numeri parlano di una maggioranzapiù che tranquilla per il 'sì' sancito oggi dall'Assembleagenerale dell'Onu sulla risoluzione che chiede la moratoria dellapena capitale, 'in vista dell'abolizione'. Sono stati 104 i 'sì',5 in più di quelli ottenuti dal testo in Terza commissione anovembre. Gli astenuti 29 (cioè 4 di meno) e 54 i 'no': due dipiù. I sì e i no hanno pescato fra quei 9 paesi che non si eranoaffatto presentati in aula in novembre. Ma è affascinante lageografia di questo 'mondo abolizionista' che si disegnaguardando il risultato nel dettaglio.
Fra i grandi paesi favorevoli alla pena di morte ci sono, è noto,Stati Uniti, Cina, Giappone, India (che però hanno fattopochissima campagna d'ostruzionismo); i paesi caraibici (ma Cubasi è astenuta). Se l'Europa vota compatta per la moratoria - comeè ovvio per i paesi membri del Consiglio d'Europa, ma chesoddisfazione vedere all'Onu il 'sì' della Russia e dellaTurchiaa, linee di spaccatura traversano invece tutti gli altricontinenti. Primo fra tutti l'Africa. Dove Ruanda, Burundi,Algeria e Sudafrica, Burkina Faso votano sì alla moratoria. Maugualmente da un capo all'altro del continente nero ci sono paesifortemente favorevoli alla pena di morte. Dallo Zimbabwe alSenegal, da Niger, Nigeria e Sudan all'Egitto alla Tunisia,mentre il Marocco si astiene. E se il Madagascar è fra i 5 paesipassati al fronte del 'sì' (gli altri sono Kiribati, Palau, CongoBrazzaville e Nauru) la Somalia è uno dei due passati al frontedel 'no' (l'altro sono le Isole Solomon).
In Asia la situazione è altrettanto varia: abolizioniste leFilippine, la Thailandia, si astiene il Vietnam come la Corea delSud, vota 'no' la Malaysia. Australia e Nuova Zelanda votano 'sì'senza esitazione. Compatto il 'no' di gran parte dei paesi arabie di tutto il blocco del Golfo: Iran, Kuwait, Qatar, ArabiaSaudita, Yemen... ma gli Emirati arabi si astengono. Mentrenell'America Latina dal 'Sì' del Messico a quello del Brasile,Argentina, Cile, Perù, il subcontinente è abolizionista.
Per il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, l'obbiettivo èstato conseguito anche perché non era unicamente europeo; 'cisiamo presentati con una grande alleanza internazionale', paesicome Brasile, Nuova Zelanda, Messico hanno agito ciascuno nelproprio continente giocando un ruolo pilota. 'Credo - ha aggiunto-che abbia grande valore la mobilitazione di gran parte delcontinente africano che è stato determinante anche ai fini delrisultato ma che ha anche grande carattere ideale in uncontinente che ha vissuto simili conflitti. Che paesi come ilRuanda siano diventati sponsor attivi della risoluzione è unforte messaggio di pacificazione'.
E il sottosegretario Gianni Vernetti ha ricordato l'importanzadell'azione di 'cinque paesi dell'Asia centrale del blocco exsovietico, tutti islamici' a partire dal Kazakistan, 'che hafatto dell'abolizionismo la sua strategia principe per candidarsialla presidenza dell'Osce' (gli altri sono Turkmenistan,Tagikistan, Kirghizistan e Azerbaigian), nonché del Brasile 'chesull'America Latina ha svolto un ruolo di sollecitazione'.Giocando sul sistema dell'Onu, per cui ogni paese ha un voto, 'siè fatta una politica mirata' di pressing diplomatico.
Per l'ambasciatore italiano all'Onu Marcello Spatafora, poi,bisogna considerare l'azione futura di questa moratoria anche supaesi che hanno oggi votato 'no', e porta ad esempio l'India: 'ilmio collega indiano mi diceva, non posso votare contro lalegislazione del mio paese però questa risoluzione una voltaapprovata sarà utile a noi e un incoraggiamento': la risoluzione'di per sé non è vincolante ma è uno strumento'.
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