Afghanistan
KABUL, 25 SET - Uccisa ''perche' lavorava per il governo'' o forse semplicemente perche' era impegnata da cinque anni nella difesa dei bistrattati diritti delle donne afghane. E' stato questo il destino di Safia Ama Jan, responsabile delle questioni dei diritti femminili per la provincia di Kandahar, assassinata oggi da uomini armati, forse taleban. Nell'Afghanistan che, dopo la caduta del regime fondamentalista nel 2001, sembrava destinato a ripensare il loro ruolo nella societa', quello di Safia e' solo l'ultimo di una lunga serie di episodi di violenza contro le donne. Le afghane sono ancora vittime designate di ogni sorta di abuso, soprattutto se partecipano attivamente alla vita pubblica. Safia Ama Jan era davanti alla sua abitazione e stava salendo sulla macchina che avrebbe dovuto portarla al lavoro. Secondo la testimonianza di suo nipote Farhad, due uomini, giutni a bordo di una motocicletta, l'hanno freddata a colpi di arma da fuoco e si sono immediatamente dati alla fuga. ''E' morta sul colpo'', ha raccontato Farhad. Poco dopo, un comandante dei taleban, il mullah Hayat Khan, ha rivendicato l'omicidio con una chiamata effettuata da un telefono non rintracciabile. ''Abbiamo detto parecchie volte alla gente - ha minacciato - che chiunque lavori per il governo verra' ucciso''. Dal governo afghano e' giunta la conferma ufficiale della notizia: ''E' stato uccisa stamattina - ha detto un funzionario - mentre si recava in ufficio''. Safia lavorava per la difesa dei diritti delle donne sin dalla cacciata dei taleban dopo l'intervento anglo-americano in Afghanistan ed era entrata a far parte del ministero degli Affari femminili all'indomani della sua creazione, nel 2002. Dalle Nazioni Unite e' immediatamente giunta una ferma condanna dell'episodio: ''L'Unama (la missione Onu in Afghanistan) e' sconvolta da questo assassinio immotivato di una donna che stava solo lavorando per garantire a tutte le donne del suo Paese un ruolo nel futuro dell'Afghanistan'', ha dichiarato un portavoce dell'Unama. L'assassinio e' avvenuto a Kandahar, ex roccaforte dei taleban nell'Afghanistan meridionale, dove evidentemente la condizione delle donne, sebbene molte siano oggi impegnate nella vita pubblica del Paese, non e' migliorata di molto. Dopo il 2001 le donne hanno nuovamente avuto accesso all'istruzione, alle elezioni e ora non devono piu' indossare il burqa, ma grosse parti della societa' non le ritengono ancora legittimate ad avere gli stessi diritti degli uomini. Il presidente Hamid Karzai si e' impegnato a favorire il loro contributo alla costruzione del nuovo Afghanistan; ''le donne sono il futuro del Paese'', aveva detto durante le celebrazioni per l'8 marzo di tre anni fa. I progetti di Karzai, pero', sono rimasti in buona parte sulla carta. Segnali positivi arrivano da molte parti ma sono ancora delle eccezioni. Hosn Banu Ghazanfar, unica donna del governo di Kabul, ha fatto simbolicamente parte della delegazione afghana all'Assemblea generale dell'Onu; per la prima volta nel marzo del 2005 una donna, Habiba Surobi, e' diventata governatore di una delle 36 province del Paese; grazie alle ''quote rosa'', il 25% dei posti del Wolesi Jirga (la camera bassa afghana) e' occupato da donne, mentre un senatore su sei e' donna; nell'ottobre del 2004 Massuda Jalal si e' candidata alle presidenziali, mentre nelle elezioni del 2005 il 10% dei candidati era donna, come il 41% dei cittadini recatisi alle urne. Nonostante questi segnali, comunque, la situazione ricorda ancora il regime dei taleban. Soprattutto se impegnate nella vita pubblica, le donne sono bersaglio continuo di intimidazioni e vessazioni. Il 7 maggio di quest'anno, ad esempio, Malalai Joya, giovane deputata afghana, e' stata coperta di insulti e poi aggredita dopo aver denunciato la presenza di molti signori della guerra nel Wolesi Jirga. Il suo non e' un caso isolato: impiegate degli uffici elettorali, conduttrici televisive, collaboratrici di Ong straniere sono state tutte bersaglio di numerosi episodi di violenza. E oltre ai loro casi, denunciati e giunti alle orecchie degli occidentali, sono senza dubbio molti i soprusi consumatisi in segreto.
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