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Nuova Delhi, 22 nov. (Apcom) - I giornali indiani oggi sonoricchi di dettagli sullo speciale menù indo-cinese preparato ierisera in onore di Hu Jintao dai cuochi del Rashtrapati Bhawan, ilmonumentale palazzo presidenziale di Nuova Delhi. Tra un 'chickenmanchurian' e un 'Rogan josh' i leader dei due Paesi più popolosidel pianeta hanno alzato i calici a una nuova era di relazionipolitiche e economiche. Cina e India sono oggi al centrodell'attenzione mondiale per il loro tasso di crescita record,per la crescente domanda di beni di consumo e per l'abbondanza diuna mano d'opera a basso prezzo. Le loro economie sonocomplementari: la Cina come polo della produzione manifatturierae l'India per i servizi come l'informatica e le alte tecnologie.Entrambe sono interessate a procurarsi al più presto nuove fontidi approvvigionamento energetico per sostenere la loroindustrializzazione. E quello che è più importante condividonoanche la stessa visione di un mondo multipolare, in cui nonesiste più una sola superpotenza, ma una rete di alleanze che sicontrobilanciano.
Oltre che realtà geo-economica, Cindia aspira a diventare ancheuna protagonista sulla scena politica internazionale, anche seper ora rimangono ancora molti spigoli che questo summit tra HuJintao e Manmohan Singh non è riuscito a smussare. Uno di questiè l'annosa questione territoriale delle aree di confine, inparticolare dello stato dell'Arunachal Preadesh che Pechinocontinuerebbe a rivendicare in nome della continuità territorialee religiosa con la regione del Tibet. Nella dichiarazione comune,che elenca 10 punti di intesa, i due Paesi hanno deciso di'accelerare' i negoziati sui confini avviati tre anni fa.
Ci sono invece stati passi in avanti sul rafforzamento dellacooperazione in materia di nucleare civile 'che sarà estesaattraverso un approccio innovativo'. Parole che Nuova Delhi hainterpretato come un tacito consenso di Pechino all'intesaindo-americana sulla fornitura di tecnologia nucleare che difatto concede all'India lo status di potenza atomica nonostantele sanzioni imposte dopo i test atomici del 1974 e 1998 e pur nonavendo mai aderito al Trattato di Non Proliferazione. L'accordo,fortemente sostenuto da George Bush, ha ricevuto l'okey delCongresso americano, ma ha bisogno ora dell'appoggio dei 44 Paesidel Nuclear Suppliers Group (Gruppo dei Fornitori Nucleari) perdiventare effettivo. La Cina, che in passato aveva già fornitouranio al reattore indiano di Tarapur, è uno dei Paesi principalidi questo club e il suo consenso è considerato fondamentale.Rimane invece immutata la posizione indiana sul Tibetriconosciuto 'come parte integrante della Cina' e sull'impegno 'anon permettere ai rifugiati tibetani di condurre attivitàpolitiche anticinesi in India'. Una promessa quest'ultima, che èampiamente disattesa visto che il governo tibetano in esilio dal1959 ha sede a Daramshala, ai piedi dell'Himalaya indiano. Adoscurare il progetto politico di Cindia sono anche le relazionicon il Pakistan, tradizionale alleato di Pechino che sta oracercando di farne una base strategica per l'accesso ai Paesi delGolfo attraverso la costruzione del porto di Gwadar, nellatormentata regione del Baluchistan.
Dopo aver visitato oggi il celebre Taj Mahal, ad Agra, excapitale degli imperatori Mogul e incontrato gli industrialiindiani a Bombay, Hu si recherà domani a Islamabad per unamissione di tre giorni. La tappa pachistana è vista con una certaapprensione negli ambienti diplomatici indiani. Il presidentecinese si recherà a Gwadar per visitare il porto e la nuova basenavale e poi discuterà anche di nuovi progetti per centralinucleari. Nuova Delhi teme che Pechino voglia avviare un pattosul nucleare con Islamabad per compensare quello degli StatiUniti con l'India.
Come spesso ricordano gli analisti politici indiani, tra Cina eIndia rimane una diffidenza reciproca. Lo si è visto anche daalcuni dettagli del protocollo. Il primo ministro Manmohan Singhnon si è recato all'aeroporto per ricevere Hu, come aveva fattoper Bush. I due leader, anche durante la conferenza stampa, sonoapparsi molto distanti e rigidi. Al di la delle promesse, peresempio, quella di raddoppiare l'interscambio a 40 miliardi didollari nel 2010 e di creare una zona di libero scambio, anche incampo commerciale la costruzione di Cindia presenta delle falle.Pechino ha accusato la politica di discriminazione indiana versogli investimenti cinesi. In particolare, gli indiani avrebberochiuso le porte alle aziende cinesi interessate alla costruzionedel nuovo terminal portuale di Vizhinjam, in Kerala, sulla costaoccidentale. La decisione è stata contestata dai partiticomunisti che appoggiano dall'esterno il governo di ManmohanSingh, che proprio oggi è arrivato al giro di boa del mandato dicinque anni.
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